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e Adone non lo sa...

Museo Archeologico Nazionale di Napoli

26 Gennaio - 25 Aprile 2022

 

 

 

Incontro, 2018

olio su tela e legno | cm103x124

Richiamo, 2018

olio su tela e legno| cm124x103

Terre dell’Est, 2019

olio su tela e legno scolpito | cm166x205

Custode1 Custode2 Custode3

2021 | olio su tela | cm240x70

La Distanza

2020 | olio su tela | cm 120x100

Divina Commedia

2017 | olio su tela e legno scolpito| cm130x150

Il ponte

2019 | olio su tela e legno | cm95x72

Villa dei misteri

2020 | olio su tela e legno | cm103x124

Visione d’Estate

2020 | olio su tela e legno | cm124x103

Rivo d'Arco

2018 | olio su tela e legno| cm124x103

Fuori dal centro

2021 | olio su tela | cm140x160

Dodicifacce

2018 | essenze di legni diversi intarsiati | cm80

Un capolavoro della statuaria antica viaggia attraverso i secoli, rivelandosi uno e centomila: nella mostra "E Adone non lo sa...", in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 26 gennaio (vernissage ore 17) al 25 aprile, l'artista Gaetano Di Riso presenta dodici tele ispirate ad una celebre scultura che appartiene alle collezioni del MANN. Si tratta di Adone di Capua, opera che dalla prossima estate sarà inserita nel nuovo allestimento della sezione Campania Romana dell'Istituto: il marmo, che risale al II sec. d.C., decorava l'Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. Nell'iconografia antica, il bellissimo giovane, amato da Venere, rappresentava lo spirito della primavera e la natura che rifiorisce: partendo da questa suggestione, Di Riso applica il linguaggio dell'arte contemporanea alla rilettura del mito.

La mostra del MANN, patrocinata dalla Fondazione Banco di Napoli e sponsorizzata dalla Fondazione Plart, raccoglie dodici tele, accostate ad un'installazione lignea intarsiata (non casuale il titolo: dodici facce) e a tre panche che riproducono le suggestioni tratte dalla figura scultorea. Adone diviene creatura surreale e, in un certo senso, legata alla dimensione urbana: nei quadri, in cui sono predominanti i colori da sogno dell'azzurro e del blu sfumato, il giovane è profilo protettivo che sorvola e osserva la città, in pose che riecheggiano la fantasia di Marc Chagall (tela "La distanza); è ponte fra passato e presente come suggerisce il suo busto tagliato in una raffigurazione; si trasforma in creatura antropomorfa come custode di una memoria antica. Al visitatore il compito di andare a caccia di simboli, perdendosi nelle due sale della mostra (94 e 95, accanto al Plastico di Pompei): con resa calligrafica, infatti, Di Riso non si discosta mai dall'originale scultoreo, sempre ben riconoscibile per quanto trasfigurato. La scommessa dell'artista è suggerire un percorso altro, che non rifugge dalle citazioni dotte, come nel caso delle tele "Divina Commedia" e "Villa dei Misteri": "Ho cominciato a lavorare sulla statua portandola simbolicamente in giro intorno ai luoghi dell’arte, è stato come documentarmi e dimostrare la mia interpretazione dei fatti. Eravamo io e Adone, viaggiatori sulla terra. Abbiamo volato su paesaggi, ponti, case, abbiamo conosciuto gli elementi, creando nuove configurazioni", commenta Gaetano Di Riso. (Antonella Carlo, Responsabile Ufficio Comunicazione MANN)

 

E Adone non lo sa…

La statua di Adone da Capua conservata al Mann e la vena creativa di Gaetano Di Riso. Dall’incontro tra la scultura in marmo e l’artista è nata l’idea della mostra “E Adone non lo sa...”, che propone un dialogo tra antico e contemporaneo attraverso l’esposizione di dodici grandi tele in dialogo tra loro e messe a confronto da un lato con l’opera capuana e dall’altro con il solido platonico a 12 facce, il dodecaedro.

Ne è nato un lavoro sul corpo che diviene mondo. Può essere il corpo di un dio, di un uomo o di un essere animale. Il corpo, parte visibile dell’anima, è respiro, grazia, miracolo. Si espande senza disegni, il corpo è il cuore rosso, i polmoni che soffiano aria.

Gaetano Di Riso ha lavorato sulla statua portandola in giro intorno ai luoghi dell’arte: egli e Adone, soli, viaggiatori sulla terra. È come se l’artista avesse fatto viaggio accompagnato dalla divinità, volando su paesaggi, ponti, case.

La statua conservata al Mann era in una delle 160 arcate dell’Anfiteatro campano, quello dell’antica Capua (attuale Santa Maria Capua Vetere), e raffigura – secondo l’interpretazione più diffusa - Adone alla partenza della caccia al cinghiale

Gli azzurri di Di Riso e il bianco di Adone suggeriscono un percorso artistico di intima complicità tra moderno e antico. Nei quadri, Di Riso rilegge la statua classica e la ripropone come testimonianza di bellezza e umanità in paesaggi e contesti dall’apparente quiete. In realtà, dietro il dialogo tra classico e contemporaneo si cela una domanda che interroga lo spettatore circa l’essenza stessa dell’opera d’arte e la sua continuità con il passato. Di qui il gioco semantico del titolo della mostra “E Adone non lo sa...” che rivela un’inadeguatezza e può diventare “È Adone… non lo sa”, ovvero una inconsapevole condizione.

Le opere, perlopiù quadri con cornici lavorate, sono in dialogo. Ecco i Custodi, ravvicinati come a formare una solidale rappresentazione. Altri quadri, soli, allineati nello spazio della mostra. Dodici facce, un solido che tiene unite dodici pitture. In perfetta armonia e gioiosa differenza..

 

GAETANO DI RISO

E’ nato a Lettere (NA) nel 1949, vive e lavora a Vico Equense. Si diploma in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Insegnante Istituto d’Arte. La prima personale è del 1970. Nel 1988 è invitato alla "Biennale del Sud" (Accademia di Belle Arti di Napoli e Castello di Gambatesa, Campobasso) e alla xv edizione del "Premio Sulmona" (AQ). Del 1990 è la personale "Paesaggio con rovine" presso "Arte & Image" a Napoli. Intorno al 1991 emerge nella sua pittura un motivo iconografico nuovo, che ripropone il mito dell’identità originaria dell’uomo e della natura. Nei dipinti della personale "del cielo e della terra” del 1994, all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, la storia dell'uomo e della natura appare consegnata al silenzio di un'azzurra lontananza: il silenzio del nulla di cui parla il Poeta, ma anche quello che accompagna e conclude l’esperienza di un'opera d'arte. Nel 1996 partecipa alla rassegna "Misure uniche - Aspects de la peinture italienne contemporaine" (Lyon, Lisbona, Bruxelles, Grenoble) e con la personale "Voli" è presente al "Chiostro di S. Francesco" in Ravello (SA). Nel 1997, per il "Progetto arte 2", gli si dedica una serata presso la libreria Guida di Napoli. Nello stesso anno partecipa alla rassegna "Il progetto dell'Essenza", che parte dal Museo Sursoch di Beirut e si conclude nel 1998 ad Ankara. Nelle opere di questi anni l’immagine dell’uomo dialoga sempre più spesso con quella della città. Il mito delle origini s’associa ora intimamente con quello della civiltà, e si colora di qualche risonanza utopica. Ma l’utopia è innanzi tutto nel fascino di un microcosmo dipinto, immobile e sospeso nella natura come in una culla d'azzurro, in una pittura cioè che riscopre la speranza della vita specchiandosi in se stessa. Seguono, tra il 1998 e il 1999, altre rassegne d'arte, tra cui "Passeggiata Italiana" (Yemen e Australia) e "Linee dell’arte Italiana degli Anni Novanta" (Serbia, Romania, Croazia). Nel 2001 partecipa alle rassegne d’arte “Insorgenza del Classico”, Villa Campolieto - Ercolano (NA) e “Vele d’Artista”, Napoli. Nel 2002 è presente alla rassegna “Noi”, Istituto Francese di Napoli, Città Del Vaticano, Morconi (BN). Nel 2003 una personale “L’angelo ferito” presso Le Pain Quotidien - Arte Contemporanea - Roma. 2005, 05-05-05 CAVALLI Palazzo Reale, Sala Dorica - Napoli e MIA Museo Ippodromo Agnano, Napoli, 2007 “I paesaggi delle forme” Galleria Sottocornonove, Milano, quest’anno 2021 realizza “Il nostro tempo migliore” un progetto installazione permanente alla Fondazione Banco Napoli, Rassegne: Parabita (Lecce) rassegna “Lo sguardo delle muse” Napoli “Farmacopea”

 

 

 
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